INTERVISTE E CONFRONTI: Frediano Cignolini, FOTOGRAFO
SpazioPPP: Ciao Frediano, ci descriveresti la tua ricerca?
Frediano Cignolini: Ciao, la mia ricerca nasce da una necessità interiore che ho sempre avuto sin da bambino: una forte curiosità per quello che vedo e con cui interagisco nella vita di tutti i giorni. Le persone che incontro, i luoghi che sfioro viaggiando, i libri che leggo, le poesie o la casualità mi portano a considerare certi soggetti o situazioni che mi colpiscono e inizio a studiare e fotografare. Sono molto legato al medium della fotografia analogica; il processo di formazione dell'immagine, quindi la luce che attraversando l'ottica impressiona la superficie fotosensibile della pellicola, mi trasporta in una realtà parallela, magica e sacra da cui amo attingere. I passaggi da completare per realizzare una fotografia di questo tipo (scatto, sviluppo e stampa) stimolano il mio sentire e durante questi tempi di lavorazione riesco a ragionare meglio su quello che creo e su quello che cerco, anche se non è facile capirlo totalmente. Mi interessa raccontare le nostre interazioni con la natura, parlare di svariate tipologie di ciclicità e altre sfumature della vita sfruttando anche materiale autobiografico che raccolgo come un diario. Visti gli avvenimenti nel mondo degli ultimi anni sto sentendo il bisogno di occuparmi di una fotografia che si avvicini di più all'ambiente e alle persone in difficoltà, quella è la direzione che mi interessa.
SPPP: Considerando la velocità con cui è cambiato l’approccio alla fotografia che ha visto in poco tempo una sovraproduzione di immagini grazie anche alla tecnologia accessibile a tutti che ha introdotto una compulsività fotografica e una, (concedimi il termine) “volgarizzazione” di essa, tu come ti poni rispetto a questa pratica oggi?
FC: Penso che sia importante rallentare, studiare e quando è possibile tornare a lavorare sulla carta stampata e a leggere libri e riviste cartacee. Orientandosi nella fotografia contemporanea, come nella musica, si trovano, parallelamente al sovraccarico di immagini inutili, anche un folto numero di autori e autrici che hanno parecchie cose interessanti da dire. Artisti che usano tecniche antiche o ne introducono di innovative.
Personalmente, allo stato attuale ho bisogno di utilizzare mezzi e tecniche del secolo scorso per lavorare più lentamente. Durante la mia pratica cerco di camminare molto, continuando a esplorare i luoghi con tutti i sensi che posseggo. Spesso mi capita di non usare la fotocamera, facendo agire direttamente la luce sulla carta fotosensibile, senza filtri, per semplificare il rapporto con la materia e rendere ancora più diretto l'atto di imprimere. Penso che stampare artigianalmente le mie fotografie sia un atto fondamentale e nobilitante, che libera simbolicamente tutto il potere evocativo e immaginifico contenuto in esse, contrastando l'ovvietà e la volgarizzazione che menzionavi nella domanda. La mia idea è fondamentalmente quella di scattare di meno e guardare meglio; mi viene in mente un consiglio di un amico a un workshop di field recording in cui suggeriva di registrare almeno per cinque minuti di fila per immergersi meglio nella stratificazione del paesaggio sonoro, così si dovrebbe fare anche con la fotografia.
Spostandosi lievemente dall'ambito artistico, focalizzandosi sull'informazione fotogiornalistica, la tecnologia divenuta più accessibile ha inevitabilmente modificato anche la velocità di trasmissione e di fruizione delle notizie, creando profondi cambiamenti che stanno colpendo visibilmente la società attuale.
SPPP: Sogno e realtà: abbiamo notato che la tua poetica spazia tra fotografia “onirica” e ricerca documentaristica, potresti approfondire cosa lega questi due aspetti?
FC: Reputo il sogno una parte molto interessante del nostro vissuto alla quale per motivi culturali diamo meno ascolto e attenzione rispetto al ''reale'', l'utilizzo della pellicola in bianco e nero crea un'ottima base di partenza per l'astrazione e un immaginario onirico portando alla percezione uno scenario privo di colori. Durante la realizzazione di alcuni lavori, tra cui Ombra – Forma (2022), mi sono trovato a vivere in una dimensione simile a quella del sogno: i ricordi sbiaditi del momento dello scatto, che in alcuni casi avevo effettuato anni prima, si ricomponevano durante la stampa in camera oscura, stimolando una sensazione simile a quando proviamo a ricordare un sogno e magari lo si annota su un foglio per non perderlo. In quel caso è diventato necessario per me cercare di rivivere quegli scatti per ritrovare delle emozioni apparentemente perse metaforizzandoli, addentrandomi in un certo tipo di estetica che ha poi influenzato anche ricerche di stampo più documentaristico con immagini che lasciano in parte spazio all'esplorazione di una realtà soggettiva e interiore.
SPPP: Ci sono progetti a cui stai lavorando e di cui ci vorresti parlare (o che vorresti e non hai ancora avuto modo di realizzare)?
FC: Da alcuni mesi sto sviluppando un nuovo corpo di lavoro, un progetto che vuole parlare dell'abitare un luogo. Negli ultimi anni ho conosciuto persone che non hanno una casa e vivono per strada o al fiume, mi interessa mostrare i luoghi dove queste persone dimorano, per una notte o per anni, per rivelare altri punti di vista e anche immedesimarci in quella situazione cogliendone le sensazioni.
Sto anche radunando i pensieri di alcuni amici e amiche artisti, scrittrici e fotografi per creare una zine autoprodotta che parla di confini. La troverete a Palermo il 21/22 settembre a Zines Palermo.
A fine anno presenterò una raccolta di immagini che sarà la continuazione di un lavoro uscito nel 2022.
SPPP: Vivi a Cuneo e viaggi moltissimo, secondo ciò che hai visto e vissuto nei luoghi che osservi e fotografi cosa pensi debba essere fatto/proposto/cambiato nel luogo in cui vivi?
FC: Limitandomi a questioni a me vicine, penso che sarebbe utile dedicare più tempo alla cultura, alla conoscenza e all'utilizzo delle immagini già nella scuola primaria (con alcune scuole lo stiamo facendo). Sicuramente darei più spazio all'associazionismo culturale giovane, di creazione, ricerca e scambio, fornendo luoghi idonei. Eliminerei ripetitive e tossiche manifestazioni figlie dell'abitudine, con grandi introiti mascherati da buon intrattenimento. Vorrei vedere più opere di restauro rispetto a quelle di abbattimento, anche se è ovviamente più impegnativo proteggere che demolire per ricostruire con nuovi appalti. Inoltre mi piacerebbe avere un museo di arte contemporanea e di fotografia nella città di Cuneo, per acquisire e motivare giovani artisti e artiste e mostrare le opere di chi ha o ha avuto una voce sincera e forte in questa provincia dove ancora oggi assistiamo a ondate di cattivo gusto in svariati ambiti. Concludendo penso che sarebbe utile creare eventi e attività che facciano incontrare la cittadinanza, tornando a vivere lo spazio pubblico divertendosi, imparando e parlando per conoscere, al riparo da preconcetti fondati sulla paura, sulla divisione e dalla manipolazione.
Vi ringrazio molto per lo spazio che mi avete concesso.
Avete toccato dei temi interessanti che meriterebbero un maggiore approfondimento, spero di poterlo fare insieme la prossima volta che ci incontreremo.
SPPP: grazie a te!
“Luogo Sacro”
2024 / stampa ai sali d'argento / 30x30 cm