Interviste e confronti: Ugo Giletta, artista visivo
Ugo Giletta: Un uomo di 68 anni al quale piacerebbe vivere in un tempo sospeso. A volte rifletto sugli anni che ho trascorso e credo che la gioventù sia stata una fase necessaria per arrivare alla consapevolezza e alla maturità artistica. È stato un dialogo silenzioso tra libertà e necessità il cui cammino non ho intrapreso una volta sola, ma infinite volte, ogni volta diversa. E anche oggi continuo a cercare il cammino che ancora non conosco, ma che mi consenta di diventare ciò che devo.
SPPP: Che cos’è per te il Tempo?
UG: Mi piacerebbe percepire il tempo come uno spazio dilatato. Perché è una sensazione che mi dà speranza, il mio modo di congiungere realtà e pensiero. Un po’ come nell’ “Eterno ritorno dell’uguale” di Nietzsche, mi piace immaginare che ogni istante della vita si ripeta all’infinito. Del resto, la mia ricerca etica e formale - il volto che si moltiplica - si muove proprio sul confine tra identità e alterità. Con un ossimoro potrei dire un’identica alterità.
SPPP: Pensando al tuo lavoro…Diversità e ripetizione, dove si incontrano?
UG: La ripetizione dello stesso soggetto si riconosce nell’identico come risultato ed è come la vita, che accoglie in sé la diversità. L’incontro avviene qui. Del diverso che abita nell’identità, consentendole di essere aperta, di non rinchiudersi in un’identità inanimata e asfittica.
SPPP: Hai condiviso la strada con importanti artisti e pensatori di diverse generazioni, qual è l’insegnamento che ne hai tratto finora?
UG: Vero! Questo è stato frutto di coincidenze diventate destino. La vita ha un modo curioso di intrecciare i fili dell’imprevisto con quelli dell’ineluttabile. Molte volte mi sono chiesto se la fortuna li ha favoriti o se è il destino che li ha voluti. Ho incontrato persone che non mi hanno dato risposte prefabbricate, ma mi hanno offerto strumenti per cercarne di mie. Parlando per metafora, persone che mi hanno indicato la via del pozzo cui attingere la mia acqua ma che non mi hanno accompagnato sul luogo. Un insegnamento che è venuto sia dalle persone sia dalle opere. Persone e opere che mi hanno stimolato a riflettere su ciò che è giusto, bello e significativo.
SPPP: Oltre ad avere una vivace carriera espositiva, da anni ti spendi per promuovere l’arte e la cultura nella provincia in cui vivi. Qual è, dal tuo punto di vista, lo stato di salute del nostro Paese?
UG: Proprio perché da anni mi sono speso, oggi sono molto attento a valutare quanto siamo cresciuti artisticamente in provincia di Cuneo. Il mio giudizio è positivo. Certo ci sono delle criticità ma è normale che ci siano. Ciò che proprio non condivido è quando il cosiddetto “sistema dell’arte organizzato” al di fuori della nostra provincia pretende di dettare le sue regole. Senza presunzione sappiamo fare da noi e possiamo gestirci da soli. Non per orgoglio, ma per dignità. Collaborazioni, se ne può discutere. Ma sudditanze mai.
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Scultura (particolare).
2025 / H 40cm / Cera e tessuto.