INTERVISTE E CONFRONTI: PATRIZIA ROSSELLO, DIRETTORE ARTISTICO di CREATIVAMENTE ROERO


Spazio PPP: Ciao Patrizia. Dal momento della nostra prima conoscenza, nel 2005, ad oggi, molto è cambiato nel tuo percorso professionale. Avresti voglia di raccontare come, da allora, sei arrivata al concepimento e alla realizzazione di “Creativamente Roero”?

Patrizia Rossello: Da sempre sono interessata alla mobilità degli artisti, una condizione che ritengo indispensabile per la loro carriera professionale. Grazie all’attività svolta in passato nell’ambito del Comune di Torino e nel GAI - Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani, ho avuto l’opportunità di seguire direttamente diversi programmi di residenze, sia nazionali sia internazionali, che hanno confermato che vivere altri luoghi e avviare scambi culturali sono fondamentali processi alla base di una ricerca, che trova nei linguaggi del contemporaneo la propria cifra espressiva. Quindi è stato per me quasi naturale improntare un progetto di residenze d’artista nel Roero, una realtà territoriale del Piemonte ricca di opportunità, dove gli amministratori e gli abitanti credono fortemente nella creatività quale motore di sviluppo di conoscenza per offrire alle comunità sguardi differenti che sanno generare innovative consapevolezze quale concreto elemento di rivitalizzazione e acquisizione di nuova memoria. 


SPPP:  L’ufficio “Creatività e Innovazione - Giovani Artisti” del Comune di Torino, negli anni della Torino Olimpica, e non solo, ha saputo offrire occasioni uniche agli artisti emergenti del periodo, avvalendosi della collaborazione di importanti istituzioni cittadine. Quel sistema, ad oggi, sembra aver lasciato spazio ad altre dinamiche e realtà. 
Qual è la tua valutazione del clima artistico-culturale della Torino odierna?

PR: In effetti gli anni della Torino Olimpica sono stati elettrizzanti e mi ritengo fortunata di aver vissuto questa esperienza così ricca di progettualità. Il sostegno ai giovani artisti è risultato un ottimo investimento per il loro futuro, portatore di benefici in modo più generale per tutta la comunità. Gli esiti hanno confermato che la scelta della Pubblica Amministrazione di promuovere in modo diretto i nuovi talenti ha saputo generare un sistema di collaborazioni con diverse importanti istituzioni, contribuendo così all’affermazione di alcune tra le più riconosciute figure artistiche del panorama nazionale e internazionale. Oggi i Centri culturali indipendenti rappresentano un punto di riferimento dinamico che però a volte si caratterizza per una possibile volatilità che potrebbe trovare maggior sostegno dagli Enti. Credo pertanto che le scelte e la programmazione adottata in passato non siano superate e possano costituire ancora una modalità operativa di successo, soprattutto in una città laboratorio come Torino.    


SPPP: In questi ultimi due anni pare si siano nuovamente accesi i riflettori sulle opportunità che la vita nei piccoli borghi italiani può offrire.
Quali pensi possano essere le vere potenzialità delle cosiddette realtà decentrate - se ancora credi si possa ragionare in termini di relazione fra centro e periferia - per la produzione culturale?

PR: In un periodo così complesso, che ci sta mettendo duramente alla prova, siamo stimolati a maggiori riflessioni e credo che la scelta di guardare a realtà più piccole possa rappresentare un invito a riappropriarci di alcuni valori che ci sembravano superati. Io stessa mi sono trasferita in campagna e non ho alcun rimpianto per questa decisione. Avere l’opportunità di confrontarsi in modo diretto con la comunità, condividere la sua genuinità, apprezzare piccole cose sono alcuni tra gli aspetti che migliorano la qualità della vita. Dal punto di vista culturale, poi, c’è una gran voglia di divenire luoghi di scambio per le più innovative pratiche artistiche, dove le tradizioni sanno mettersi in dialogo con i linguaggi del contemporaneo in un processo produttivo condiviso che rappresenta un interessante modello da sperimentare. L’idea che sto portando avanti prevede una interazione tra gli abitanti e gli artisti che lasciano traccia del loro passaggio con la creazione di opere frutto di uno scambio di vita e di competenze che diventano elementi distintivi per il Borgo.


SPPP: La creazione di un’opera pubblica, destinata quindi ad una vita e ad un continuo confronto quotidiano all’interno di un dato contesto sociale e ambientale, crediamo sia una delle prove di responsabilità più difficili per qualsiasi artista chiamato a realizzarla. Qual è la tua visione in merito?

PR: Vorrei partire da una affermazione di Achille Bonito Oliva che ha definito l’arte pubblica un museo obbligato. Condivido pienamente questo pensiero; ritengo infatti fondamentale che qualsiasi opera d’arte inserita nello spazio esterno debba essere frutto di un processo condiviso con il contesto e gli abitanti. Ciò mette in evidenza la difficoltà nell’ideazione e produzione di un lavoro che vivrà perennemente nei luoghi. Sono indispensabili alcune capacità particolari: saper progettare insieme agli altri, coglierne le esigenze riuscendo però ad essere coerenti con la propria poetica. Una prova non facile.


SPPP: Hai progetti che vorresti realizzare, o che sei in procinto di realizzare, di cui vorresti parlare? 

PR: Le idee da realizzare sono tante ma attualmente, io e il gruppo di lavoro, che comprende due progettisti, Aldo Buzio e Monica Chiabrando con i quali realizziamo tutte le varie attività, stiamo cercando finanziamenti per una Foresteria d’Arte: un luogo innovativo dove possano trovare casa gli artisti di Creativamente Roero, ma anche programmi di formazione, scambi e ospitalità. Non svelo altro per scaramanzia…